L’invenzione espositiva dell’Expo di quest’anno sono i Cluster, 9 spazi comuni – Zone aride, Bio-mediterraneo, Cereali e tuberi, Cacao, Caffè, Frutta e legumi, Isole, mare e cibo, Riso, Spezie – frutto delle visionarie idee degli studenti di 18 scuole di architettura del mondo coordinati dal Politecnico di Milano, che ospitano tutti quei paesi che, per scelta o mancanza di risorse, a Expo non hanno un padiglione self-build, ma che desiderano contribuire con la loro esperienza all’evento. I cluster (grappoli) sono aree tematiche che aggregano attorno ad una filiera alimentare la vocazione di Paesi anche molto lontani tra loro: si confrontano per esempio sulle problematiche delle zone aride Spagna e Palestina, parlano insieme di riso la Cina e il Vietnam, mentre sono uniti attorno al tema del cacao due paesi agli antipodi come il Messico e la Svizzera. Ciascun Cluster è accompagnato dalle immagini di 9 grandi fotografi: Sebastião Salgado, Ferdinando Scianna, Alex Webb, Martin Parr, Alessandra Sanguinetti, Irene Kung, Gianni Berengo Gardin, George Steinmetz e Joel Meierowitz. Le loro foto, in grande formato, svettano qua e là come simboli dei relativi temi alimentari in un continuo mescolarsi di scenografia e arte.
I cluster sono costituiti da moduli prefabbricati aggregabili e rivestiti con materiali leggeri come legno riciclato, lamiera stirata, tessili speciali e molto altro ancora, che conferiscono a ciascuno un carattere ben preciso e rendono unico il relativo percorso culturale, ma soprattutto sinestetico. Infatti l’aspetto vincente di questi padiglioni è proprio la progettazione sensoriale che li caratterizza. Per esempio l’atmosfera della campagna, con i colori e i profumi provenienti dal mondo agreste accolgono il visitatore all’interno del Cluster del Riso con un paesaggio che ricorda una immensa risaia. In un gioco scenografico di specchi d’acqua si nascondono dati e curiosità che si svelano al visitatore lungo una passeggiata interattiva: il posizionamento di schermi a sfioro sull’acqua delle vasche fa sì infatti che il paesaggio naturale si fonda con il paesaggio informativo.
Nel Cluster del Cacao invece il concept trae ispirazione dalle piantagioni delle aree tropicali e subtropicali e accoglie nello spazio comune una serie di pali di diverse altezze e forme, metafora degli alberi sotto i quali il cacao cresce. L’atmosfera è quella densa e accogliente di una foresta, dove la luce penetra dalle chiome degli alberi e si diffonde tra i padiglioni.
Nel Cluster del Caffe’ l’architettura degli spazi richiama gli alberi all’ombra dei quali crescono le piante di caffè. I toni caldi e i colori naturali che caratterizzano l’ambiente cambiano in base alla luce che filtra dall’esterno attraverso la copertura, influendo la percezione dello spazio e dando al visitatore l’illusione di trovarsi proprio in una foresta.
Il Cluster di Frutta e Legumi è costellato di piccole e grandi piante da frutto che diffondono il loro profumo e invogliano il visitatore a scoprirne l’origine, la storia e le leggende. Gli spazi, i prodotti dei Paesi e le strutture architettoniche creano passaggi e giochi di luce e ombra dando al visitatore la sensazione di trovarsi in un bosco coltivato. Per unire idealmente i padiglioni, c’è una copertura di legno che ricorda una pergola.
Il Cluster delle Spezie si dischiude al visitatore come un universo sensoriale dove l’esperienza di visita si trasforma in un vero e proprio viaggio che segue le rotte delle spezie attraversando continenti, terre e mari attraverso i loro profumi. L’allestimento espone le mappe che storicamente hanno guidato gli esploratori alla scoperta del mondo e alla ricerca delle spezie, suggerendo un viaggio tra le culture innescato da una sequenza di “aree sensoriali” che includono degustazioni, installazioni ed eventi.
Il Cluster dei Cereali e Tuberi accoglie e accompagna il visitatore in un insieme di colori, superfici, profumi e suggestioni che rimandano alla loro coltivazione. Un percorso che, come un fiume che scorre attraverso i padiglioni dei vari Paesi, sfocia in un grande spazio che ospita eventi e ristorazione con una copertura che richiama la forma di un grande camino.
Il Cluster del Mediterraneo evoca invece un’atmosfera fatta di colori, sapori e odori miscelati in un’esperienza culturale unica. Il progetto è ispirato all’immagine della città del Mediterraneo e si sviluppa attorno a una grande piazza semicoperta che ospita quattro strutture dedicate alla distribuzione di prodotti tipici di quest’area geografica. La varietà cromatica del pavimento, composta da diverse tonalità di azzurro, richiama tutte le sfumature del mare che abbraccia le nazioni ospitate nel cluster.
Il concept di Isole mare e cibo è quello di “nutrire l’anima” attraverso i suoni, colori e odori tipici di questo paesaggio. Lo scroscio dell’acqua, lo scricchiolio della ghiaia, il battere sul legno accompagnano il visitatore in tutta la visita restituendo l’armonia che caratterizza queste terre. Una grande copertura in bambù sovrasta e unisce i due padiglioni che ospitano i Paesi partecipanti mentre frasi d’ autore – da Omero a Conrad, da Cristoforo Colombo a Darwin e Melville – costellano le pareti esterne dei padiglioni evocando suggestioni di isole, mari e viaggi. Il percorso termina con un cubo in cui le immagini proiettate danno l’impressione di essere sott’acqua.
Il Cluster delle Zone aride infine mette il visitatore al centro di un paesaggio desertico che crea una sensazione di spaesamento percettivo: dal soffitto scende una moltitudine di cilindri semitrasparenti che investe il cluster come una tempesta di sabbia, simbolo della difficoltà di vivere e sfruttare le risorse in questi territori. I padiglioni, come silenziosi monumenti, simulano le forme di grandi rocce, cristalli e gemme di diversi colori. Sul pavimento la decorazione è realizzata con un materiale granulare che rimanda immediatamente ai granelli di sabbia.
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